Portal – Swarth

“Esistono sacramenti del male come del bene
e io credo che ci muoviamo in un mondo
sconosciuto dove sono ombre, anfratti
misteriosi ed esseri che vivono nel crepuscolo.
E’ possibile che un giorno l’uomo
ripercorra all’indietro il cammino
dell’evoluzione ed è mia convinzione che
esistano segreti spaventosi non ancora
dimenticati”

Arthur Machen

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Band: Portal

Album: Swarth

Label: Profound Lore Records

Anno di pubblicazione: 20 ottobre 2009

Tracklist:

1. Swarth
2. Larvae
3. Illoomorpheme
4. The Swavy
5. Writhen
6. Omenknow
7. Werships
8. Marityme

Line – up:

The Curator – Voce
Ignis Fatuus – Batteria
Aphotic Mote – Chitarra
Horror Illogium – Chitarra, basso

Sono il suono abisalle dello spazio infinito, è la maledetta nenia dello smarrimento dell’anima nei recessi più infimi del cosmo.

Una forza distruttrice che ha un piano logico in questo mare di consusione e quindi maledettamente più feroce.

Questa non è musica o meglio non nel senso lato del termine, è l’angoscia dell’inseguito, sono invocazini all’oscurità, non parlo di buoio parlo dell’esenza di tutta l’ocurità quella che impedisce all’imprigionato di definire i contorni, la vista come i sensi vengono annichiliti.

Le invocazioni sono qualche cosa di terribile lasciano pietrificata la mente per quanto possano ricordare dei canti ritualistici z forze che non potremmo mai capire se non discernendo dalla nostra natura umana.

Non c’è una lingua alla quale può essere legato questo orrore, non la ligua che noi definiamo universale, non quella dei galli, nemmeno quell’antico latino e dei padri che crearono tutto.

E’ come essere sperduti in un oceano intergalattico ove siamo sono una cellula di carne, impossibilitati a respiare ma coscienti e viventi di quell’immensa infinità che stiamo attraversando.

Il pulsare di queste sembrano il ritmo primordiale della terra, quando essa stessa non era terra, un ritmo che porta alla mente i più osceni atti tribali per tributare creature cosmiche che hanno vissuto ogni cosa prima di ogni altra forma vivente che non possiamo concepire. Ci muoviamo in una massa, siamo parte di un’entità carnosa, che danza e canta riti sconosciuti ai più anziani, le parole trasalgono dai recessi delle nostre nime, non siappiamo perchè amiamo quei versi così oscuri da essere il verbo di ogni cosa che non deve esistere, amiamo il nostro essere li e danzare e sudare, l’essere liberi di essere sciavi di mostri che non hanno volti nella loro essenza.

Ci siamo inoltrati ben più di quanto un uomo dalla mente sana non farebbe, sentamo di non appartenere più alla dimensione terrena ogni cosa ci sembra bidimensionale, sappiamo che non esistiamo per la ragione per la quale ci hanno fatto sempre credere, simao un cumulo di larvae.

 

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